25 aprile

Fuggiamo dal paesino, che nonostante il lieto fine della vicenda di ieri sera ha perso un po' di smalto hai nostri occhi, e ci dirigiamo verso un luogo ameno alle falde dell'Etna in cui si trova un agritur... opps! una guest house tenuta da una allegra e simpaticissima siculo/danese, Cristina, e dal suo compagno Marcello. La casa, anzi la villa, è immersa nel bosco, subito a valle di un cratere apertosi durante l'ultima eruzione, ma a parte questo piccolo particolare è bella, accogliente, e con la scusa della pioggia passiamo un pomeriggio di relax in salotto di fronte al camino, sorseggiando un the e chiacchierando con i padroni di casa.

E così scopriamo che, perlomeno in questo periodo, i clienti sono soprattutto i musicisti che partecipano ad una rassegna rock/folk/pop/jazz/rap/funky in un locale di Catania. Arrivano il pomeriggio, breve riposo ristoratore e poi via di corsa al locale per le prove sound, un boccone (forse) e poi il concerto, per rientrare a notte fonda, amorevolmente accolti dai loro ospiti.

Poi arriveranno gli alpini, fra qualche giorno, che si "attenderanno" nel giardino della villa accanto che, dimenticavo di dirlo, è anche lei parte di questo "complesso ricettivo".

Nel frattempo, Marcello passa dalle attività di idraulico ai concerti (anzi, a proposito, in bocca al lupo), mentre Cristina organizza tour per miliardari, crociere in tonnara e chissà cos'altro.

Lo so che è faticoso, lo so. Lo so che non deve essere una vita facile, lo so. Però, almeno che tutto questo ha un fascino che forse la vita da impiegati non ci riserva, almeno questo, lo posso dire?

26 e 27 aprile

Anche al risveglio la pioggia incombe. Decidiamo di indossare gli abiti civili e con la moto "bella" ce ne andiamo al mare.

Finalmente riusciamo a trovare un po' di sole e, piano piano, lenti lenti, ci infognamo in tutte le stradine che vanno verso la spiaggia e decidiamo di farci così tutto il lungomare che va da Acireale a Taormina. E così, tra spiagge, scogli e limoneti

Clicca per l'immagine grande.
Clicca per l'immagine grande.
Clicca per l'immagine grande.
Clicca per l'immagine grande.
Clicca per l'immagine grande.

ci avviciniamo, pericolosamente all'ora di pranzo. E all'improvviso sentiamo nell'aria un odore... un odore come di... come di... forse grigliata mista di pesce? E da dove viene? dal ristorante di destra o da quello di sinistra?

S'impone una verifica e decidiamo di andare in quello lungo la spiaggia per vedere se a tanto fumo corrisponde anche un adeguato arrosto; del resto sono due giorni che non godiamo delle gioie del fuoristrada, ed in qualche modo bisogna pur bilanciare questo fatto.

Il pranzo è buono ed assaggiamo anche gli "occhi di bue", molluschi stranissimi che a detta di Nonno Peppe vivono appatellati sugli scogli. Tutto molto buono e ci sentiamo decisamente rinfrancati.

 
Una sosta tecnica (pennica) sbracati sulla spiaggia e si riprende. Qualche sorpresa lungo la stradina sulla costa che ad un certo punto si fa sterrata e poi sembra non avere sbocchi, ma all'altezza di Fiumefreddo il letto acciottolato del fiume sembra mostrare tracce di pneumatici. E' una provocazione alla quale non possiamo non rispondere, e ci avventuriamo nell'alveo ignoto. Fango, erte sassose, frasche, di tutto fino a sbucare su una pista di atterraggio di un campo di volo, zozzi di fango quasi fino alle ginocchia, e per fortuna che volevamo una giornata tranquilla!
Clicca per l'immagine grande.
Clicca per l'immagine grande. Clicca per l'immagine grande. Pellegrinaggio a Taormina e via verso casa, con 3 kili di fave sul portapacchi e qualche etto di pecorino sotto la giacca, giusto per avere qualche cosa da mettere sotto i denti a cena che non sia troppo pesante ;o)).
Al mattino dopo il tempo ci riserva finalmente il sole. Partiamo verso il rifugio Speranza passando per una stradella che ci ha indicato Cristina. Ne troviamo anche un'altra, ma più si sale e più incontriamo cancelli, sbarre e muretti che ci impediscono di tagliare lungo la dorsale del vulcano. Clicca per l'immagine grande.

Occorre una buona dose di sconsideratezza per avventurarsi in mezzo alla lava, ma abbagliato da un paesaggio incantevole, nero della lava e bianco della neve e verde dell'erbetta, nonno peppe si lancia verso una ascesa impossibile. Il tempo di qualche foto e si torna indietro.

Clicca per l'immagine grande.
Clicca per l'immagine grande.
Clicca per l'immagine grande.
Clicca per l'immagine grande.
Clicca per l'immagine grande.
Clicca per l'immagine grande.

Scendiamo da una stradina che vista dall'alto sembrava una autostrada, ma una volta dentro si rivela un po' più ostica del previsto, con un "effetto duna" con la complicazione dei sassi. Purtroppo, un muretto in fondo impedisce di rientrare sulla strada principale ed allora bisogna tornare indietro.

In salita il motore è imballato, ma sembra di stare fermi (anzi, alcuni non si muovono proprio...). Tra qualche scalata si riprende comunque l'asfalto e siamo di nuovo a casa. Prepariamo tutto e dopo lunghi e commoventi saluti, partiamo alla volta di Cesarò, ridente comune alle porte del parco dei Nebrodi.

Clicca per l'immagine grande.
Clicca per l'immagine grande.
Clicca per l'immagine grande.
Clicca per l'immagine grande.