21 aprile

Partiamo da Ficuzza con una vaga idea di fermarci in qualche posto a metà strada con Agrigento, in modo tale da completare il percorso in sterrata da Prizzi fino al capoluogo.

Fissiamo il campo base a San Biagio dove con qualche difficoltà, visto che pare che le pensioni o agriturismi più vicini siano dalle parti di Agrigento (!!), riusciamo a trovare alloggio nell'appartamento della signora Frida, che ci dice: "Ogni tanto affitto questo appartamento a dei lavoratori che vengono da Palermo per due o tre mesi: vede, indicando il sottoscala, hanno lasciato anche la zappa! ".

E' ormai pomeriggio quando, sistemati i bagagli e vestiti di tutto punto, ci muoviamo alla volta del lago di Prizzi, o almeno fino a dove riusciamo ad arrivare.
Seguiamo prima un tratto di statale che abbandoniamo per seguire una bella sterrata a 4 corsie (una supersterrata ;o)) ), tracciata anche sul GPS, che sotto una pioggia fine e un po' noiosa ci conduce ad una centrale elettrica abbandonata dove cerchiamo un po' di riparo. La stradella, però, dopo un po' tende a diventare asfaltata salendo con un bel po' di tornanti verso un valico che si intravede anche giù da valle, dove siamo noi. Clicca per l'immagine grande.

Sulla sinistra, invece, c'è una specie di erta che sembra arrivare su una stradella bianca che va fin sulla cresta delle montagne intorno. La imbocchiamo ed arriviamo in cima.

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Qui un signore del luogo ci indica una strada che ci ha condotti vicino a S. Stefano. Ingannati dalle sterrate che si vedevano sul versante opposto, prendiamo preso una specie di sentiero per il vallone percorrendo, sul fondovalle, uno splendido ponte il cui senso era e rimane, per noi poveri ingenui, un mistero. Clicca per l'immagine grande.

La montagna si rivela invalicabile, perché le strade che si vedevano sono in realtà chiuse da cancelli e sbarre della forestale, motivo per cui rientriamo verso S. Stefano, dove un appassionato di gite a cavallo ci indica il punto da cui parte il tracciato della vecchia ferrovia che arriva a Filaga e ci dice anche che esistono delle trazzere che portano da Bivona a Palazzo Adriano e da S. Stefano a Cammarata.

Tra l'altro pare che sia in preparazione, anche se non si sa chi sia l'editore, una carta sulle trazzere ancora percorribili, e siamo rimasti d'accordo di risentirci fra qualche tempo per vedere di rimediarne una copia.

 
Sulla scorta delle sue indicazioni, ci dirigiamo quindi verso Filaga. Il percorso è piacevolissimo e percorre una verde vallata in fondo alla quale si vedono il lago di Pian de' Leoni ed il vecchio ponte della ferrovia ormai abbandonato, ma ancora percorribile. Clicca per l'immagine grande.

Ci passiamo sopra

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e aggiriamo il lago sulla destra. La pioggia ricomincia a cadere fina fina, anche se ogni tanto ne viene giù un bel po', ma alla fine riusciamo ad arrivare a Filaga, dove chiediamo lumi a due tipi che però negano l'esistenza di una trazzera per Prizzi. Inizia a far tardi, e decidiamo che è meglio iniziare a riavvicinarsi a casa, ma per tornare indietro passiamo per una trazzera che attraversa la valle sotto al monte Scuro.

Il paesaggio è bellissimo, tra boschi che rivestono pareti a strapiombo ornate di alte guglie. Di lì ci sarebbe anche la possibilità di arrivare a Palazzo Adriano, ma noi ci dirigiamo verso ovest per svalicare e rientrare verso il lago e la strada fatta all'andata.
Abbiamo fatto un bel po' di chilometri e siamo anche mezzi bagnati, ma un birrino non ce lo leva nessuno! ;o))
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22 aprile

Oggi proviamo a chiudere il giro e quindi partiamo di nuovo alla volta del lago di Prizzi. Per la ormai nota trazzera arriviamo a S. Stefano e passiamo alla stazione della forestale per vedere un po' se esiste il modo di svalicare la montagna (ieri, in realtà, gli abbiamo girato intorno).

Qui l'addetto di turno ci dice che non ci sono cartine riassuntive del luogo che comprendono la zona che ci interessa, ma ci indica la strada che scavalca il monte che avevamo adocchiato ieri: ci sono le loro sbarre, ma siamo autorizzati ;o) ad aggirarle.

Ci indica anche un bel percorso che fa il giro del Monte Castagnaro in direzione Cammarata, ma ci porterebbe fuori strada e lo rimandiamo alla prossima volta.

A 20 m dal bivio per Castelnuovo, sulla statale da S.Stefano a Palermo, sulla sinistra c'è la prima sbarra che dà inizio al nostro viaggio nel demanio.

Con l'emozione di percorrere strade proibite, cominciamo a salire e incontriamo un sacco di stradelle diverse.

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Seguiamo quelle che ci sembrano salire verso Monte Scuro, ma forse abbiamo sbagliato qualche cosa perchè non riusciamo mai a passare dall'altra parte, o perché la strada finisce in nulla o perché c'è una recinzione. Continuiamo sul fianco della montagna in direzione Palazzo Adriano seguendo il monte verso Ovest. Percorriamo molti chilometri e ci concediamo anche una deviazione verso la cima, dove troviamo una croce. Peccato che c'era molta foschia, perchè il panorama doveva essere notevole. Clicca per l'immagine grande.
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Clicca per l'immagine grande. Proseguiamo lungo la strada, ma ci rendiamo conto di essere ormai completamente fuori zona. Per uscire dal parco l'ennesima sbarra. Qui lo spazio per aggirarla è veramente angusto, per i più proibitivo. Il tentativo di passarla di lato cercando appoggio in velocità sulla paretina, nella certezza di aver calcolato tutto fin nei minimi dettagli, finisce con una figura barbina, ma sfruttiamo il suggerimento del destino e facciamo passare, questa volta però a mano, anche la moto della Pennina sotto la sbarra. Ci immettiamo su una stradina interpoderale e raggiungiamo Palazzo Adriano.
Il paesino è tutto ristrutturato, antico, con una piazza molto graziosa, una bella fontana, ed è famoso perchè qui hanno effettuato le riprese del film "Nuovo cinema Paradiso". Clicca per l'immagine grande.

Andiamo a cercare la stradella che avevamo intravisto ieri e che riporta verso Filaga, ce la indicano e partiamo. Un breve tratto di asfalto ed eccoci di nuovo in mezzo ai monti. Proviamo a cercare dal basso di ricongiungerci con la strada della forestale percorsa più in quota questa mattina, per vedere se c'è modo di abbreviare il percorso, ma non ci riusciamo.

Proseguiamo ed arriviamo in prossimità di una centrale dell'acquedotto che avevamo visto anche ieri, e imbocchiamo una bella sterrata che sale a sinistra verso i monti: non possiamo non andare vedere. Alcuni cartelli ci intimano che l'accesso è vietato ma il cancello è aperto: andiamo confidando della comprensione dei siciliani. Saliamo inerpicandoci sulla montagna, il paesaggio passa dalle bianchissime rocce calcaree alle guglie rosse. In cima ad una salita troviamo un signore che serafico raccoglie il finocchio.

Ce ne offre e quando gli chiediamo lumi su dove siamo, ci dice che l'unica strada percorribile è quella che riporta a valle e ci ricorda, veramente molto gentilmente, che stiamo percorrendo una proprietà privata (secondo Nonno Peppe si trattava comunque di demanio forestale e non privato). Stretti tornanti ci conducono a valle: il paesaggio è sempre più suggestivo, ma noi ci ricordiamo di fare qualche foto solo una volta arrivati in fondo. Peccato.

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Qui, piuttosto che girare a destra così come consigliatoci dal signore di prima, andiamo sinistra varcando un robusto cancello aperto ;o)); presto incontriamo un altro signore con il cappellino degli addetti della forestale, ma anche lui alle prese con la raccolta del finocchio, che tenta di mandarci indietro, ma alla fine cede e ci conferma che Prizzi è dietro il monte, che prendendo a sinistra a salire c'è la strada che ci arriva, ma che anche dall'altro lato c'è un cancello e lui non sa se è aperto.

Possiamo sempre provare, ma se troviamo il cancello chiuso abbiamo tempo solo fino alle 4 per tornare indietro, perchè a quell'ora anche il cancello che abbiamo appena varcato verrà chiuso e rimarremmo dentro il parco.

Abbiamo circa un'ora e chiaramente tentiamo. La strada è comodissima e bellissima. Il cancello è chiuso, ma fortunatamente c'è un "passaggio per moto da enduro SPQR-Polverose" incorporato e, con qualche piccolo intervento chirurgico, si può proseguire.
Prizzi è a due passi e in un attimo siamo al lago. Missione compiuta.

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Clicca per l'immagine grande. Da lì un ci indicano una stradina interpoderale (che significa un po' asfaltata un po' no, va a capire con quale criterio) che riporta a Palazzo Adriano. C'è anche da attraversare un torrente....

A Palazzo Adriano riprendiamo l'ormai nota sterrata per Filaga (14 Km),

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e poi laghetto di Pian de' leoni, ferrovia fino a S. Stefano e trazzera per San Biagio per un totale di 40 km. Anche questa sera, stanchi e soddisfatti ci fermiamo al baretto sotto casa a prendere la consueta birretta. Una cosa sola ci rammarica: la parte forse più bella del giro di oggi, per via dei cancelli che vengono chiusi, non sarà facilmente ripercorribile.

23 aprile

Cerchiamo di prolungare il nostro giro verso Casteltermini, in direzione di Enna, per iniziare ad avvicinarsi alla zona dell'Etna. Le "fonti" locali, però, ci preannunciano che non ci dovrebbero essere molte sterrate, ma alcuni ci suggeriscono di scendere a S. Angelo Muxio e provare a tagliare per stradelle costeggiando il fiume. Non troviamo molto di interessante, a parte una piccola deviazione verso un fiume lungo il quale ci si può divertire con un po' di guadi e giochini vari,

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ed alla fine arriviamo al paese su asfalto passando per valloni e distese verdissime, a dispetto di tutti i pregiudizi di noi "continentali" nei confronti della Sicilia

Piove e il morale è basso. Nessuno sa darci indicazioni utili. Però ci ricordiamo di quello che ci avevano detto e decidiamo di dirigerci verso Cammarata per provare a percorrere la trazzera che porta di lì a S. Stefano passando per le montagne a nord. La strada per Cammarata è, finalmente, sterrata e costeggia ovili e colline in un dedalo di incroci. Come punto di riferimento abbiamo preso un monte con delle antenne (m.te Cammarata), ma abbiamo la sensazione di girare a vuoto.

Invece alla fine, grazie alle indicazioni di un vecchio pastore che ci aiuta dicendoci di andare sempre a destra, arriviamo in paese. Appena entrati, scorgiamo le indicazioni per la caserma della Forestale e ci dirigiamo lì.

Il capitano è gentilissimo, nè lui nè gli altri conoscono alcuna trazzera per S.Stefano che passi a nord di Cammarata, ma c'è comunque modo di arrivarci e con un paio di suoi collaboratori preparano un collage di fotocopie di carte militari a 10.000 della zona. Su queste, pazientemente, tracciano la strada che, scendendo la collina e infilandosi tra le montagne, ci dovrebbe condurre a S. Stefano o, girando a sinistra al "bivio con un tubo enorme che ci passa sopra", a S. Biagio.

In più tracciano una scorciatoia che dovrebbe farci risparmiare un bel po' di strada, tra l'altro di quella già fatta all'andata, anche se alla fine ce la sconsigliano perché a loro dire troppo erta e ripida. Inizia a tuonare e il cielo si fa sempre più scuro: di lontano si vede pioggia a dirotto su Casteltermini e allora li salutiamo e riprendiamo per il ritorno. Ovviamente, tagliamo per la scorciatoia. E' erta ma, a parte le mucche che si sono fermate chiaramente nel punto più critico, è semplice e simpatica.

A fondovalle troviamo il famoso bivio e proviamo prima la deviazione che sale verso S. Stefano, ma visto che dopo un po' diventa asfaltata torniamo indietro e riprendiamo per S. Biagio.

Tuona e qualche goccia portata dal vento inizia ad arrivare. Ci affrettiamo e, sorpresa, ci accorgiamo che la nostra strada passa vicino ad un cementificio a due passi dalla sterrata della centrale dell'Enel.

Niente male: alla fin fine abbiamo trovato da Ficuzza a Cammarata tutto su sterrato. Sono un bel po' di chilometri (60, 80, boh!? quando sistemerò le tracce del GPS lo saprò dire con sicurezza) ed un buon inizio, ma soprattutto molto bello, per il prossimo Tour della Sicilia.

La conclusione della giornata, nonostante la pioggia che comincia ad essere insistente, ci rincuora un po' dell'inizio troppo pieno di asfalto.

Al solito baretto mentre davanti alla solita birretta stiamo facendo la relazione della giornata agli altri clienti, un ragazzino va chiamare questo mitico "Valentino", di cui ci avevano parlato un po' tutti, e siamo rimasti a chiacchierare con lui e con il suo amico (endurista) Umberto, classe 1940. Sono completamente fuori di testa, non amano correre, ma non si fermano davanti a nessun ostacolo. Fanno parte di un gruppo di una decina di "ragazzi" e tutte le domeniche si fanno un po' di giri della zona. Loro purtroppo non verranno mai dalle parti nostre, visto che hanno le moto senza targa, ma sono senz'altro simpatici e da soli rendono obbligatoria una tappa a S. Biagio.